domenica 16 novembre 2025

Tessuti vegetali appunti a cura del prof. Francesco Cocccia

 Produzioni Vegetali parte tecnico Pratica


Concetto di tessuto

Un tessuto è un insieme di cellule simili specializzate per una stessa funzione.

Le piante hanno tessuti diversi da quelli animali perché

Crescono continuamente (meristemi).

Sono organismi autotrofi.

Necessitano di resistere a forze meccaniche e perdita d’acqua.

Immagine 1(fonte Zanichelli)



giovedì 13 novembre 2025

ISTOLOGIA VEGETALE - PRODUZIONE VEGETALE - PARTE TECNICO PRATICA

LA FOTOSINTESI CLOROFILLIANA – Spiegazione Completa per la Classe Terza Perito Agrario - prof. Francesco Coccia

La fotosintesi clorofilliana è il processo biologico attraverso cui le piante, le alghe e alcuni batteri trasformano l’energia luminosa del Sole in energia chimica sotto forma di zuccheri.
È il meccanismo che rende possibile la vita sulla Terra, perché:

  • produce ossigeno;

  • costituisce la base di tutte le catene alimentari;

  • permette l’accumulo di sostanza organica e quindi la crescita delle piante.


1. Dove avviene la fotosintesi?

La fotosintesi avviene principalmente nelle foglie, in particolare nei cloroplasti, organuli presenti nelle cellule vegetali.
I cloroplasti contengono:

  • tilacoidi, piccole membrane dove si trovano i pigmenti fotosintetici (clorofille, carotenoidi);

  • stroma, una matrice fluida dove si svolgono alcune fasi della fotosintesi.

Il pigmento più importante è la clorofilla, che dà alle foglie il colore verde.







2. Materie prime della fotosintesi

Per realizzare la fotosintesi le piante utilizzano:

  1. Anidride carbonica (CO₂) → assorbita dagli stomi delle foglie.

  2. Acqua (H₂O) → assorbita dalle radici e trasportata dallo xilema.

  3. Luce solare → catturata dai pigmenti fotosintetici.

  4. Clorofilla → indispensabile per assorbire l’energia luminosa.

La reazione generale può essere riassunta così:

6 CO₂ + 6 H₂O + energia luminosa → C₆H₁₂O₆ + 6 O₂
(glucosio e ossigeno)


3. Le due fasi della fotosintesi

La fotosintesi è composta da due fasi fondamentali:


A) FASE LUMINOSA (o Reazioni dipendenti dalla luce)

Avviene sui tilacoidi dei cloroplasti.

Che cosa succede?

  • La luce viene assorbita dalla clorofilla.

  • L’energia luminosa viene trasformata in energia chimica sotto forma di:

    • ATP (adenosintrifosfato)

    • NADPH (molecola ricca di energia)

  • L’acqua viene scissa (fotolisi dell’acqua):

    • vengono liberati elettroni e protoni,

    • viene prodotto ossigeno (O₂) che esce dagli stomi.

In pratica:

La fase luminosa prepara l’energia necessaria alla fase successiva.


equazione reazione fotolisi

cosa produce la fotolisi?

4 protoni (H⁺) → serviranno per produrre ATP
4 elettroni (e⁻) → rimpiazzano quelli persi dalla clorofilla nel Fotosistema II
1 mole di ossigeno (O₂) → liberato nell’atmosfera attraverso gli stomi


Significato biologico

  • Permette la continuità del trasporto elettronico nella fase luminosa.

  • Contribuisce alla formazione del gradiente protonico necessario per la sintesi di ATP.

  • È la fonte principale di ossigeno che respiriamo.


Vai all'approfondimento scientifico della fotosintesi 


B) FASE OSCURA (o Ciclo di Calvin o Reazioni indipendenti dalla luce)

Avviene nello stroma del cloroplasto.

Non significa che avviene al buio: semplicemente non richiede luce diretta.

Che cosa succede?

  • La CO₂ assorbita dagli stomi viene fissata in molecole organiche.

  • Grazie all’energia dell’ATP e del NADPH prodotti nella fase luminosa, la pianta costruisce glucosio (C₆H₁₂O₆).

In pratica:

La pianta trasforma CO₂ in zuccheri, cioè produce la sostanza organica necessaria per crescere.

Questa fase viene anche chiamata organigazione dell'anidride carbonica (CO₂)


4. A cosa serve il glucosio prodotto?

Il glucosio è fondamentale per la vita della pianta:

  • viene utilizzato nella respirazione cellulare per produrre energia;

  • può essere trasformato in amido (di riserva);

  • può diventare cellulosa (pareti cellulari);

  • contribuisce alla formazione di:

    • lipidi,

    • proteine,

    • vitamine,

    • ormoni vegetali.


5. Fattori che influenzano la fotosintesi

La fotosintesi non avviene sempre alla stessa intensità. È influenzata da vari fattori:

Fattori esterni

  • Luce (intensità, durata, qualità)

  • Temperatura (ottimale in genere tra 20 °C e 30 °C)

  • Disponibilità di CO₂

  • Disponibilità di acqua

  • Concentrazione di nutrienti (in particolare azoto, ferro, magnesio)

Fattori interni

  • quantità di clorofilla

  • superficie fogliare

  • stato di salute della pianta


6. Differenza tra Fotosintesi e Respirazione

Molti studenti le confondono. Ecco lo schema chiaro:

FotosintesiRespirazione
Avviene nei cloroplastiAvviene nei mitocondri
Produce glucosio e ossigenoConsuma glucosio e ossigeno
Accumula energiaRilascia energia
Richiede luceAvviene giorno e notte

7. Perché la fotosintesi è fondamentale in agronomia?

Perché determina:

  • la produttività delle colture
    (più fotosintesi = più biomassa = più rese)

  • la qualità dei prodotti agricoli, come zuccheri nell’uva, amidi nei cereali, oli nei semi;

  • l’efficienza dell’irrigazione, dato che la stomatura è collegata alla traspirazione;

  • la scelta delle densità di semina e potature, per controllare la luce;

  • l’assorbimento di CO₂, con effetti sul clima e sul bilancio energetico delle piante.


Conclusione

La fotosintesi clorofilliana è il processo attraverso cui le piante trasformano l’energia solare in vita.
Comprendere questo meccanismo permette a un futuro Perito Agrario di gestire con competenza le colture, ottimizzare le rese e intervenire in modo sostenibile sull’agroecosistema.


sabato 8 novembre 2025

GENETICA AGRARIA









 


















DNA dei Procarioti (Batteri e Archaea)

Definizione scientifica

Il DNA dei procarioti è costituito da una singola molecola circolare di DNA a doppia elica, localizzata in una regione del citoplasma detta nucleoide, priva di membrana.

Caratteristiche principali

  • Forma: generalmente circolare (eccetto rare eccezioni).

  • Organizzazione: poco complessa, non avvolta attorno a istoni (nei batteri) ma associata a proteine chiamate nucleoproteine o proteine NAPs (Nucleoid-Associated Proteins).

  • Numero di cromosomi: quasi sempre uno.

  • Presenza di plasmidi: molto comune; i plasmidi sono piccole molecole circolari di DNA extrachromosomico, replicantesi autonomamente.

  • Regione cellulare: nucleoide, che non è delimitato da membrana.

  • Trascrizione e traduzione: possono avvenire simultaneamente, perché non c’è una separazione compartimentale.


DNA degli Eucarioti (animali, piante, funghi, protisti)

Definizione scientifica

Il DNA degli eucarioti è contenuto in cromosomi lineari organizzati nel nucleo, avvolti attorno a proteine chiamate istoni che formano strutture altamente compattate dette cromatina.

Caratteristiche principali

  • Forma: cromosomi lineari.

  • Organizzazione: molto complessa, con:

    • istoni (H2A, H2B, H3, H4) che formano nucleosomi;

    • diversi livelli di compattazione fino al cromosoma metafasico.

  • Numero di cromosomi: variabile, tipicamente molti (es. umani 46).

  • Compartimentazione: localizzato nel nucleo, separato dal citoplasma da una membrana nucleare.

  • DNA extranucleare: presente anche in:

  • cloroplasti nelle piante (DNA plastidiale, circolare).

  • mitocondri (DNA mitocondriale, circolare);

  • Trascrizione e traduzione: avvengono in compartimenti distinti (nucleo e citoplasma).


Differenza sintetica

CaratteristicaProcariotiEucarioti
Forma del DNACircolareLineare
OrganizzazioneSemplice, senza istoni (nei batteri)Complessa, con istoni
Numero di cromosomiUnoMolti
LocalizzazioneNucleoideNucleo
PlasmidiFrequentiRari (solo in certi lieviti)
Trascrizione e traduzioneSimultaneeSeparate



Definizione chimica del DNA (Acido Desossiribonucleico)

Dal punto di vista chimico, il DNA è un polimero lineare appartenente alla classe degli acidi nucleici, costituito da unità ripetute chiamate deossiribonucleotidi.


1. Composizione chimica dei nucleotidi

Ogni deossiribonucleotide è formato da tre componenti chimiche:

a) Uno zucchero pentoso: la desossiribosio

  • Formula chimica: C₅H₁₀O₄

  • È un pentoso ciclico (furanosio).

  • La mancanza dell’ossigeno sul carbonio 2' (da cui desossi) lo distingue dal ribosio dell’RNA.

b) Un gruppo fosfato (PO₄³⁻)

  • Acido fosforico esterificato al carbonio 5’ dello zucchero.

  • Può formare legami fosfodiesterici 3'-5' con i nucleotidi vicini → fondamentale per la struttura a polimero.

c) Una base azotata

Appartiene a due famiglie chimiche:

Purine (a doppio anello):

  • Adenina (A)

  • Guanina (G)

Pirimidine (a singolo anello):

  • Citosina (C)

  • Timina (T)


2. Legame chimico tra i nucleotidi: Legami Fosfodiesterici

I nucleotidi sono uniti da legami fosfodiesterici 3'-5':

  • Il 3’-OH di un nucleoside attacca l’atomo di fosforo del fosfato 5’ del nucleotide successivo.

  • Si forma una catena polimerica con scheletro zucchero-fosfato.

Questo costituisce una struttura direzionale, con estremi 5' e 3'.


3. Struttura chimica della doppia elica

Il DNA è formato da due filamenti antiparalleli, uniti da legami idrogeno tra basi complementari:

  • A = T → 2 legami idrogeno

  • G ≡ C → 3 legami idrogeno

Questi legami non sono covalenti, ma deboli, e permettono la replicazione semiconservativa.

La geometria complessiva forma una doppia elica destrorsa (B-DNA), con:

  • Solco maggiore

  • Solco minore

derivati dalla disposizione asimmetrica delle basi.


4. Proprietà chimiche rilevanti

a) Carica elettrica

Il gruppo fosfato conferisce al DNA una carica negativa netta a pH fisiologico.

b) Stabilità

  • Elevata stabilità chimica grazie allo zucchero desossiribosio e all'assenza del gruppo 2'-OH.

  • Stabilizzato da:

    • legami idrogeno;

    • interazioni idrofobiche;

    • stacking aromatico tra le basi (interazioni π-π).

c) Solubilità

  • Molto solubile in acqua per la presenza dei fosfati ionizzati.

  • Insolubile in solventi organici apolari.


Definizione scientifica sintetica

Il DNA è un polimero lineare di deossiribonucleotidi uniti da legami fosfodiesterici 3'-5', costituito da uno scheletro zucchero-fosfato e basi azotate puriniche o pirimidiniche che, tramite legami idrogeno complementari, formano due filamenti antiparalleli avvolti in una doppia elica.



Replicazione del DNA – Descrizione tecnico-scientifica

La replicazione del DNA è il processo mediante il quale una cellula duplica accuratamente il proprio materiale genetico. È un meccanismo semiconservativo, bidirezionale ed enzimaticamente regolato, che garantisce la trasmissione fedele dell’informazione genetica alle cellule figlie.


1. Inizio (Inizio della Replicazione – Initiation)

a) Origini di replicazione (ORI)

  • Procarioti: una singola origine (OriC).

  • Eucarioti: numerose origini su ogni cromosoma.

b) Attivazione dell’origine

  • Complessi proteici specifici riconoscono ORI:

    • Procarioti: DnaA lega sequenze ricche in A-T.

    • Eucarioti: ORC (Origin Recognition Complex).

L’interazione provoca un local melting del DNA, cioè la separazione dei due filamenti.

c) Apertura della doppia elica

  • Enzima chiave: elicasi (DnaB nei batteri, MCM negli eucarioti).

  • L’elicasi rompe i legami idrogeno tra le basi, formando la bolla di replicazione.

d) Stabilizzazione dei filamenti

  • SSB (Single-Strand Binding Proteins) nei procarioti;

  • RPA (Replication Protein A) negli eucarioti.

Evitano la riappaiatura dei filamenti separati.


2. Preparazione del filamento stampo

a) Eliminazione delle tensioni di superavvolgimento

  • Enzimi: topoisomerasi

    • Procarioti: DNA-girasi (topoisomerasi II).

    • Eucarioti: topoisomerasi I e II.

Tagliano temporaneamente il DNA per rimuovere la torsione generata dall’avanzamento dell’elicasi.


3. Sintesi del primer

La DNA polimerasi non può iniziare la sintesi da zero: necessita di un 3’-OH libero.

  • Enzima: primasi

    • Procarioti: complesso DnaG.

    • Eucarioti: DNA pol α / primasi.

Produce un primer di RNA, che fornisce l’estremità 3’-OH necessaria.


4. Allungamento (Elongation)

a) Direzionalità della sintesi

La DNA polimerasi sintetizza solo in direzione 5' → 3'.

Filamento leading (continuo)

  • Sintesi continua nella direzione dell’avanzamento della forcella.

  • Procarioti: DNA polimerasi III.

  • Eucarioti: DNA pol δ (delta).

Filamento lagging (discontinuo)

  • Sintesi opposta all’avanzamento della forcella → frammenti di Okazaki.

  • Richiede primer multipli.

  • Procarioti: DNA pol III.

  • Eucarioti: DNA pol δ.


5. Rimozione dei primer e sostituzione con DNA

Procarioti

  • DNA polimerasi I rimuove i primer con attività esonucleasica 5'→3' e li sostituisce con DNA.

Eucarioti

  • Complesso RNase H + FEN1 elimina i primer.

  • DNA pol δ riempie i gap.


6. Chiusura della catena (Ligation)

L’enzima DNA ligasi forma legami fosfodiesterici tra i frammenti adiacenti, rendendo il filamento continuo.


7. Terminazione

Procarioti

  • La replicazione termina alle sequenze Ter, riconosciute dalla proteina Tus, che arresta la forcella.

Eucarioti

  • La terminazione è meno definita e avviene quando forcelle convergono.

  • Problema delle estremità lineari: accorciamento dei telomeri.

Telomerasi

Negli eucarioti eucarioti germinali e staminali:

  • Estende i telomeri usando un suo RNA stampo.

  • È una reverse transcriptase.


Caratteristiche fondamentali del processo

✓ Semiconservativo

Ogni molecola figlia conserva un filamento parentale e ne sintetizza uno nuovo.

✓ Bidirezionale

Da ogni origine partono due forcelle di replicazione.

✓ Elevata fedeltà

Grazie a:

  • Selezione base-per-base;

  • Proofreading (attività esonucleasica 3’→5’ delle polimerasi);

  • Sistemi di riparo del DNA (Mismatch Repair).


Sintesi estremamente concisa (per slide o manuali)

La replicazione del DNA è un processo semiconservativo, bidirezionale e altamente regolato, in cui elicasi apre la doppia elica, primasi sintetizza primer di RNA, DNA polimerasi estende i filamenti leading e lagging, i primer sono rimossi e sostituiti, e DNA ligasi sigilla i frammenti, garantendo la duplicazione fedele del patrimonio genetico.



1. Definizione di GENE (in biologia molecolare moderna)

Un gene è una unità funzionale di informazione genetica costituita da una sequenza specifica di DNA (talvolta RNA nei virus) che contiene:

  1. Sequenze regolative (promotori, enhancers, silencers, operatori)

  2. Sequenza trascritta

    • Esone (regioni codificanti o funzionali)

    • Introni (negli eucarioti)

  3. Sequenze per la terminazione

Il gene non è solo un tratto di DNA che codifica una proteina, ma qualsiasi sequenza che produce un prodotto funzionale, che può essere:




  • una proteina (gene codificante proteine),

  • un RNA funzionale (rRNA, tRNA, miRNA, snRNA, ecc.).


2. Espressione genica – Definizione scientifica

L’espressione genica è il processo mediante il quale l’informazione contenuta in un gene viene utilizzata per sintetizzare un prodotto funzionale (proteina o RNA funzionale).

È un processo regolato, complesso e dinamico, che determina quali geni sono attivi e in quale quantità.

L'espressione genica comprende due fasi fondamentali:

  1. Trascrizione

  2. Traduzione (solo per i geni proteici)

Negli eucarioti include anche processi post-trascrizionali e epigenetici.


3. Sintesi proteica – Descrizione tecnico-scientifica

La sintesi proteica si articola in due fasi principali:


A) TRASCRIZIONE – dal DNA all’RNA messaggero (mRNA)

1. Inizio (Initiation)

  • La RNA polimerasi si lega al promotore.

    • Procarioti: RNA pol + fattore σ

    • Eucarioti: RNA pol II + fattori di trascrizione (TFII)

In questa fase si apre localmente la doppia elica (bubble di trascrizione).

2. Allungamento (Elongation)

  • La RNA polimerasi sintetizza l’RNA in direzione 5' → 3' usando il filamento stampo del DNA.

3. Terminazione

  • Procarioti: terminazione rho-dipendente o rho-indipendente.

  • Eucarioti: sequenza di poliadenilazione + rilascio del trascritto.

4. Maturazione dell’RNA (solo eucarioti)

  • Capping 5'

  • Splicing (rimozione introni, unione esoni)

  • Aggiunta della coda poli-A 3'
    → mRNA maturo.


B) TRADUZIONE – dall’mRNA alla proteina

La traduzione avviene nei ribosomi, complessi ribonucleoproteici formati da rRNA e proteine.

1. Inizio (Initiation)

  • Il ribosoma si lega al sito di inizio:

    • Procarioti: sequenza Shine–Dalgarno.

    • Eucarioti: riconoscimento del cap 5' e scanning fino al codone AUG.

  • Si inserisce il tRNA metioninico (fMet nei procarioti).

2. Allungamento (Elongation)

Processo ciclico in tre fasi:

  1. Entrata del tRNA aminoacilato nel sito A

  2. Formazione del legame peptidico grazie alla peptidil-transferasi (attività dell’rRNA 23S/28S)

  3. Traslocazione del ribosoma lungo l’mRNA

La catena polipeptidica cresce in direzione N-terminale → C-terminale.

3. Terminazione

  • Avviene quando il ribosoma incontra un codone di stop (UAA, UAG, UGA).

  • Le release factors liberano il polipeptide.

4. Piegamento e modifiche post-traduzionali

  • Formazione della struttura terziaria e quaternaria.

  • Modifiche chimiche: fosforilazione, glicosilazione, acetilazione, ubiquitinazione, ecc.

  • Eventuale trasporto verso organelli o secrezione.


Sintesi finale in linguaggio scientifico

Un gene è una sequenza di DNA che contiene le informazioni necessarie per produrre un RNA funzionale o una proteina. L’espressione genica è il processo regolato mediante il quale l’informazione genetica viene letta e convertita in un prodotto funzionale. La sintesi proteica è l’insieme dei processi di trascrizione del DNA in mRNA e di traduzione dell’mRNA in una catena polipeptidica, che poi subisce piegamento e modificazioni post-traduzionali per diventare una proteina funzionale.